LORO 1 (Italia/Francia, 2018)
- Riccardo Iaccarino
- May 19, 2018
- 3 min read
La genesi della ''terrazza''.
E' difficile per me, idolatra del Sorrentino degli esordi, non scadere nella critica fine a se stessa (che potrebbe anche avere spiegazioni psicologiche: se piace a tutti, a me non puo' piacere ancora), ma si riassume invece in una chiara trappola assai nota anche al nostro: essere costretti a ripetere formule di successo.
E come sempre la parola italiana c'e', per chi non si sente cosi' tanto sofisticato da poterla usare: commercializzarsi.
Ma, nonostante cio', il film ammalia, c'e' poco da dire.
E' soltanto un po' l'aria di freschezza infatti a mancare, quantomeno a me che avevo accolto con entusiasmo il film sul Talento che era 'Youth', a mio parere addirittura superiore alla Grande Bellezza che sinora ha marcato l'apogeo dell'artista.
Certo non mancano la ricerca della visione immaginifica, ne' le trovate ad effetto o alcune tipiche 'parabole' sorrentiniane che imperlano la proiezione e gireranno come dei virus nel nostro subconscio.
Soltanto, troppo spesso, il tutto si rivela come un deja vu, spiazzati dentro questa corte di personaggi equivoci, senz'altro stereotipati, ma proprio per questo perfettamente rappresentativi della mollezza intrinseca dell'archetipo dell'italiano (inesorabilmente discendente dagli antichi greci e romani: nella poetica di Sorrentino, napoletano trapiantato nella Roma piu' molle e snob, cio' e' assolutamente fuori discussione).
Assistiamo, nella prima parte del film, alla discesa in strada (non solo metaforica) della terrazza di Jep ed al suo fisico girovagare per altri lidi, ma non e' del tutto ''la terrazza'' in se, quanto quella parte di fotomodelle (e fotomodelli) che vedevamo, in una delle prime sequenza del film premio Oscar, muoversi dietro la vetrina nel silenzio, lavorando.
Analogo e' un lavoro vero e proprio quello che la raffigurazione del personaggio di Tarantini (il prosseneta di lusso) e della moglie compiono con fatica, nell'attesa di incontrare il Lui che domina, persino piu' del metaforico 'dio' che invece viene raffiguato fallace e pregno di una vuota potenza.
La frase del film:
“Mi innamoro solo delle troie”. ''E' perche' tu SEI un troia!''
Il potere e' nell'assenza, nella raffigurazione altrui, nella percezione che l'altro ha di noi e nella SUA verita', ci avverte Sorrentino in un paio tra i passaggi piu' belli del film: bello ma esile, sfiorente e sfiorito come le bellissime creature che compaiono onnipresenti, vuotamente fulgide e poi pienamente umiliate, persino con perquisizioni corporali, prima di svolgere la loro precipua attivita' di cocotte (saro' qui perdonato se non uso l'italiano).
E' la parte triste della terrazza quella che vaga nel film, appunto, vista dagli occhi di un imbarazzato se non del tutto imbarazzante Scamarcio, penalizzato dall'assoluta assenza di alchimia erotica con la pur discreta Kasia Smutniak (ridicola la scena del coito in terrazza, assolutamente priva di alcuna tensione erotica).
Per fortuna c'e' la bellissima moglie, l'ormai sfiorita ma eccezionale Euridice Axen, perfetta ed iconica nel ruolo (l'unica vagina della quale mi interessi rimarcare, in piena simbiosi con lo spirito del berlusconismo), la quale (il personaggio, non le sue nudita'...) ha scelto di rifuggire dal suo destino e cade nel mortale errore (un po' come la pecora che muore metaforicamente congelata all'inizio, colpevole di arrivare troppo vicino a ''Loro'', a quelli che contano) di non rispettare i luoghi ed ancor piu' i ruoli ('Puoi scegliere quale asciugamano accarezzare, ma ne pagherai le conseguenze', ci avverte il losco dio, rigorosamente minuscolo).
E dopo due terzi di pellicola siamo finalmente anche noi introdotti nel mondo di questa figura mistica e sfuggente (la rappresentazione di Berlusconi nell'inconscio del regista): ed anche qui veniamo prima solo apparentemente spiazzati ma poi correttamente indirizzati.
Il Berlusconi raffigurato con falsa bonomia alla disperata ricerca di riconquistare la moglie e il governo del Paese, ma contemporaneamente ben focalizzato sulle visite ad una omologa di una neomaggiorenne Noemi Letizia, cosi' come sul tentare di conquistare i servigi di un calciatore di grido, altri non e' che un manipolatore narcisista, abile come tutti i venditori nel DNA a farsi percepire, a raccontare agli altri cio' che desiderano sentirsi dire: diventare ricchi, aspirare a possedere la bellezza altrui, a sfruttare l'incontentabilita' di fondo ('Tutto non e' abbastanza'', ipse dixit) propria dell'essere umano.
E in un abbraccio collettivo, sulla Terrazza trasferita in Sardegna per le vacanza estive, in perenne attesa di un cenno di avvicinarsi ad un Potere che in realta' non ci riguarda e non ci dovrebbe riguardare, se solo non entrasse cosi' pesantemente nelle nostre vite, aspettiamo l'evoluzione della vicenda nella seconda parte del progetto.

Giudizio critico:
6/10 ★ ★ ★ ★ ★ ★ ☆ ☆ ☆ ☆
Giudizio emozionale:
7/10 ★ ★ ★ ★ ★ ★ ★ ☆ ☆ ☆
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