NOME DI DONNA (Italia, 2018)
- Riccardo Iaccarino
- Mar 19, 2018
- 3 min read
Un'intensa Cristiana Capotondi inutilmente al servizio del riscatto femminile.
Un film omeopatico. Quando sapete che state prendendo un placebo, pero'.
Giordana tenta un'opera di denuncia del maschilismo insito nella societa' (italiana?), ma dopo vent'anni di B. e' come parlare di diete in un centro profughi.
Spinto alla visione in un grigissimo pomeriggio finto-primaverile dagli abbaglianti fanali di Cristiana (parlo degli occhioni da cerbiatta... pervertiti!), non ho problemi ad ammetterlo, mi trovo come in un incubo catapultato in una summa theologiae della sinistra italiana. I titoli di testa mi avvisano che nel film c'entra Rai Cinema, ma potrei averlo indovinato anche bendato. Meno che sarebbe stata ripetutamente citata la CGIL (per fortuna ci risparmiano un cameo della Camusso). Mi piacerebbe sentire qui il parere del Michele Apicella-Nanni Moretti di Ecce Bombo, che si lamentava per un pacchetto di sigarette in bella vista!
Per fortuna nostra, soprattutto, non e' invece bendata Cristiana, che disegna al meglio il piatto personaggio della protagonista: un concentrato di disgrazie esistenziali, dalla condizione di disoccupata ragazza madre a, non ultima, finire in questa clinica specchio perbenista di un essere umano che non e' perbenista ma ipocrita ed egocentrico per definizione, ben piu' di quanto lo scialbissimo 'cattivo' si sforzi (con stipsi) di rappresentare.
Ho scritto ''non ultima', infatti la penultima disgrazia e' invece senz'altro ascrivibile al personaggio del 'nuovo compagno' Luca, un cavaliere bianco che e' un misto tra Marco Bellavia e Rocco Siffredi , il quale nel corso del film giustamente pensa in primis a soddisfare i propri istinti con la bella Cristiana (come dargli torto), e poi si sopporta stoicamente tutto il plesso annesso, figlia preadolescente ed avvocatesse del lavoro sinistroidi incluse.
Ecco, Giordana e' il regista piu' lontano da Von Trier che io conosca, potrei sintetizzarla cosi': come Von Trier prende a scusa un qualsiasi argomento a piacere per poi trascinarci inesorabilmente su quello che a lui interessa, cioe' sempre e solo sulla depressione umana, sollecitando risposte controvoglia a domande inesplorate, cosi' Giordana sa darci solo risposte banali a domande non richieste, tipo: viste le colleghe della Capotondi, e considerato come siete abituati male da anni a capo di questa casa di riposo, potreste voi pensare di non tenare una molestatina dalla vostra posizione di potere, costi quel che costi?
Pertanto, cosi' come Cristiana era tollerante verso le richieste di amplessi del compagno, anche in luoghi ameni o nei pressi della figlioletta, improvvisamente scopriamo che sa anche trasformarsi in una odierna Giovanna d'Arco, a causa di una strusciata che, convocate a sera inoltrata nell'ufficio del capo(!) francamente se la sarebbe attesa pure Cappuccetto Rosso.
La frase del film:
“Ma non l'avete gia' sputtanato abbastanza?”
Da qui ci trasciniamo stancamente al termine, appesi solo al meraviglioso grigio verde di Cristiana e delle sue prime rughe, che non ne intaccano l'etereo ma carnale fascino, intrappolati senza scampo nella bucolica e monotona Brianza (o forse e' l'Oltrepo') che la mente del regista ha partorito, ovvero dentro piazza Gae Aulenti, unico altro luogo lombardo, antipodico e ipermoderno, a lui noto.
Non possono salvare il tutto la citazione dell'inquadratura del Palazzo di Giustizia dal punto di vista di Brosio, ne' le convincenti interpretazioni, in un assemblaggio troppo schiavo delle risposte da dare a tutti i costi ai committenti, di Adriana Asti, Bebo Storti e della sempre supersottovalutata Michela Cescon, mentre la platea di oscure donnicciole cui faccio eccezione non trattiene alfine moti di stizzosa esultanza per la condanna in Appello affibbiata al 'cattivone' (sei anni per una strusciata???... Potere della settima arte!)
Il che ci lascia con l'assai amara sensazione che forse il 99% di esse sia stata vittima di molestie nella realta', e tuttavia la nostra mente nonpuo' fare a meno di congedarsi dalla Capotondi... che in fondo pure questa giornalista televisiva novizia che si vede alla fine non e' proprio niente male.

(se non le state guardando gli occhi, non siete veri fan di Cristiana!)
Giudizio critico:
1/10 ★ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆
Giudizio emozionale:
3/10 ★ ★ ★ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆
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